Da Tezze Sul Brenta a Caxias do Sul: Storia di Consanguinei Ritrovati

4 aprile 2001

DA TEZZE SUL BRENTA A CAXIAS DO SUL: STORIA DI CONSANGUINEI RITROVATI

Anna Maria Zampieri, nostra collaboratrice, vive ormai da vent’anni a Vancouver. Ma la storia che ci racconta questa volta non ha niente a che fare con il Canada. Ha inizio oltre 25 anni fa a Vicenza, ma risale a 125 anni indietro, periodo della primissima emigrazione veneta nel sud del Brasile. Ed è lì che il marito di Anna Maria, Mario Pan, originario di Campagnari, piccola frazione di Belvedere di Tezze sul Brenta…

E’ il 13 febbraio 1975, un giovedì, e a Porto Alegre, la capitale del brasiliano Rio Grande do Sul, arriva in visita ufficiale una delegazione del Veneto per partecipare ai festeggiamenti del centenario dell’immigrazione italiana. Una dozzina i componenti, tra politici, amministratori, industriali e giornalisti. All’albergo Plaza San Rafael ha luogo una colazione di lavoro offerta dalla Commissione esecutiva del Centenario, presente il governatore dello Stato, ing. Euclides Triches. Tra gli invitati c’è anche il vescovo di Caxias do Sul, monsignor Zorzi, originario di Piove di Sacco. Seduto a tavola accanto a lui Mario Pan, a rappresentare l’associazione industriali di Vicenza.

 

Dopo i convenevoli di rito, la conversazione si accende e i cuori si riscaldano, come avviene normalmente durante gli incontri conviviali. Si passa al “tu” e si parla in dialetto veneto, anzi in “talian”, come è definita la seconda lingua maggiormente parlata nel Rio Grande do Sul, dopo il portoghese.
“Varda che ti qua te ghe parenti” dice Zorzi al Pan. “Non me risulta, eccellenza”. E il monsignore, puntando l’indice della mano destra sul volto
dell’interlocutore: “No me sbaglio, i se ciama Pan, i ga el muso come el tuo, co la buseta su la sbessola come ti… Va a Nova Padua e domanda de Antonio Pan, detto el campanaro…”
Il giorno dopo, a Nova Padua, avviene l’incontro del vicentino Mario Pan con il riograndese Antonio Pan e la sua numerosa famiglia. Le fisionomie dei volti
– dagli anziani ai più giovani – rivelano tracce antiche, così come le strutture e i particolari decorativi della casa di abitazione. Orientata tra il verde delle colline sapientemente coltivate a frutteti e vigneti, le arcate del portico e la grande cucina col focolare sembrano le stesse della casa colonica veneta. L’accoglienza è commovente, in un abbraccio infinito. Le domande si susseguono alle domande: immaginiamoci un ritardo di notizie di oltre un secolo…

Ma Antonio precisa: “No, no semo veneti, semo tirolesi…” ed esibisce un lenzuolo di documento (50×40 cm) rilasciato a Vienna il 30 giugno 1864 a comprova del servizio militare prestato in un reggimento austriaco di artiglieria dall’antenato Angelo Pan, nato a Tezze nel 1833. Per loro l’Italia non esisteva ancora… Dopo il documento, Antonio mostra una vecchia fotografia ingiallita: rappresenta un gruppo familiare, genitori e cinque figli. Sono il “tirolese” Angelo con moglie in gonne lunghe e tradizionale “traversa”, le loro tre figlie femmine e i due maschi (uno dei quali già in tenuta “gaucha”). Il ritratto è opera del fotografo Francisco Musconi di Caxias do Sul e non porta alcuna data. Potrebbe essere stato eseguito alcuni anni dopo l’emigrazione, presumibilmente avvenuta intorno al 1880. Una replica della stessa fotografia sarà più tardi trovata da Mario Pan tra i documenti di una zia paterna, Rita, che ricordava uno dei tanti zii, Angelo appunto, “partito per l’America”. Dopo quella fotografia, il nulla.

 

Da allora i Pan del Rio Grande sono diventati una tribù. Anch’essi, con le migliaia di altri veneti partiti in tempi lontani da una terra che non aveva abbastanza pane per le famiglie numerose, hanno contribuito a dare “uma licao de amor feita com trabalho, pao e vinho” (una lezione di amore fatta di lavoro, pane e vino), come è scritto a lettere cubitali sul manifesto ufficiale del “Centenario da imigracao italiana 1875/1975” nel brasiliano Rio Grande do Sul.
Cinquant’anni prima, in un ponderoso volume edito in pieno periodo fascista (vi appaiono anche i messaggi e le foto di re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini), era stato dedicato un profilo biografico a Francesco Pan (uno dei figli di Angelo?) fondatore e direttore, insieme con Annibale Fornari, della cooperativa agricola e di generi alimentari “Estrella Guaporense”. I due operatori vi venivano definiti “fior di galantuomini” e la cooperativa – creata nel 1921 – “vanto ed orgoglio della industre popolazione dell’11.a Linea di Guapore”.
Molti legami sono stati riallacciati, una storia a lungo dimenticata – come è quella dell’emigrazione italiana nel mondo – è stata per certi aspetti esplorata e approfondita. Oggi tutto sembra diventare più facile, grazie alla velocità degli scambi e delle comunicazioni. Un tempo, senza Internet, occorreva mettersi fisicamente in viaggio per andare alla scoperta…

Come tre anni prima del famoso centenario del 1975, quando lo stesso Mario Pan – proveniente dal Mato Grosso e diretto in Paranà, lungo il Rio Iguacù si imbattè in un giovane di colore che parlava disinvoltamente il dialetto veneto. Il ragazzo spiegò di averlo appreso dalla proprietaria di una “churrascheria”, un’anziana donna discendente di vicentini… Incontratala, il viaggiatore partito da Vicenza apprese l’antica storia della donna che gli parlò anche delle migliaia di veneti cola’ insediatisi. Mario Pan non sapeva ancora che proprio in quelle terre avrebbe un giorno ritrovato decine, divenute ormai centinaia, di suoi consanguinei.

Anna Maria Zampieri