G7, emergenza Patriot a Kiev Armi e prestiti dai fondi russi

dall'inviato a Capri Giuseppe Sarcina Drammatico appello di Kuleba. L’ipotesi di usare gli interessi sugli asset russi a garanzia di soldi all’Ucraina

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Dal G7 dei ministri degli Esteri arrivano segnali politici e progetti concreti. Ieri è stato il giorno dell’Ucraina. Antonio Tajani, nella sua qualità di presidente di turno del consesso, ha invitato Dmytro Kuleba. Il ministro degli Esteri ucraino ha rivolto un appello drammatico ai rappresentanti dei Sette Paesi più industrializzati, alla presenza di Jens Stoltenberg, segretario della Nato: «Distruggete tutti i missili russi, come avete abbattuto tutti quelli iraniani scagliati contro Israele».

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Kuleba e naturalmente Zelensky chiedono soprattutto sistemi di difesa aerea. La ministra tedesca, Annalena Baerbock, ieri ha annunciato la consegna di una batteria di missili Patriot. Il governo di Berlino ha già cominciato a sondare diversi Paesi per mettere insieme altri sistemi. Ma per ora non ci sono impegni concreti: gli ucraini avrebbero bisogno di 25 Patriot per difendere il territorio. O almeno di 7 per la copertura essenziale. Ecco perché il confronto tra i ministri è stato molto vivace. Il contributo più sostanzioso è atteso dagli Usa. Il segretario di Stato, Antony Blinken, ha assicurato che i Patriot americani saranno consegnati non appena il Congresso avrà approvato il pacchetto di aiuti per 61 miliardi (circa 50 in armi) per l’Ucraina. Forse accadrà nel fine settimana. Blinken e Kuleba hanno chiamato in causa anche l’Italia, chiedendo di consegnare agli ucraini il SAMP-T, un sistema costruito con i francesi, molto efficace per la difesa delle grandi città. Tajani ha risposto ai giornalisti: «Stiamo valutando, ma noi non abbiamo Patriot e abbiamo inviato il nostro materiale». L’Italia possiede cinque dispositivi SAMP-T. Uno è stato già inviato a Kiev e gli altri sono impegnati in missioni all’estero. Sul territorio nazionale ne rimane uno solo che verrà schierato a Bari per proteggere lo spazio aereo durante il G7 dei capi di Stato a giugno.

Kuleba, però, torna a casa con due novità importanti. La prima riguarda le riserve monetarie russe congelate soprattutto nelle banche europee. Finora l’ipotesi in campo era di girare agli ucraini solo gli interessi maturati, circa tre miliardi di dollari, lasciando intatti i 300 miliardi di capitale. Una manovra guardata con diffidenza da diverse banche centrali che temono contraccolpi per la stabilità monetaria. Gli americani, allora, suggeriscono di utilizzare quei tre miliardi come garanzia per accendere prestiti a favore dell’Ucraina. Un meccanismo di leva finanziaria che consentirebbe di mobilitare tra i 16 e i 20 miliardi di risorse. Tajani ha confermato che «c’è la base giuridica» per intervenire, anche se andranno studiati a fondo gli aspetti tecnici «per non violare il diritto internazionale». La decisione sarà presa nel G7 dei leader a giugno. L’altra iniziativa viene dal Regno Unito. Il ministro David Cameron sta sondando altri Stati per recuperare artiglieria pesante da girare a Kiev.

L’Europa, dunque, si muove per specializzazioni. La Repubblica Ceca aveva organizzato la «colletta» per le munizioni. La Germania per i Patriot. E ora il Regno Unito per i cannoni a lungo raggio. Tutto ciò con un senso di urgenza sempre più acuto, perché, come ha detto Stoltenberg, «non possiamo permetterci altri ritardi».

Ma l’emergenza è generale. Tajani ha elencato le questioni affrontate: da Gaza, all’Iran; dalle minacce degli Houthi al rapporto con l’Africa. Il G7 prova a rilanciare le relazioni decisamente in ribasso con il cosiddetto «Sud Globale». Ne troveremo le tracce nel comunicato che verrà diffuso oggi, al termine del vertice. Viene confermata la proposta di applicare altre sanzioni all’Iran, penalizzando figure del regime coinvolte nella produzione di droni e di missili, utilizzati per colpire Israele oppure ceduti ai russi o agli Houthi. Stati Uniti e Regno Unito hanno già individuato le personalità da penalizzare soprattutto bloccando asset finanziari custoditi nei due Paesi. Italia, Francia e Germania, ha detto ancora Tajani, «assumeranno le decisioni nell’ambito dell’Unione europea, lunedì prossimo (22 aprile, ndr) ne discuteremo in un Consiglio dei ministri Ue».

Stando alle indiscrezioni, il G7 non dovrebbe prendere una posizione ufficiale per sollecitare Israele a circoscrivere l’attesa rappresaglia contro l’Iran. I Sette ministri hanno preso atto che Benjamin Netanyahu procederà comunque. Tutti d’accordo, invece, a insistere perché il governo israeliano accetti il cessate il fuoco a Gaza e lasci via libera agli aiuti alimentari.

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18 aprile 2024

18 aprile 2024