Category Cinema e TV

Catherine Deneuve: «Non rivedo mai i miei film. ho troppo da fare. Carla Bruni? Come moglie di Sarkozy non ha fatto molto»

di Valerio Cappelli L’attrice nei panni di Bernadette Chirac, moglie del presidente Jacques Chirac morto nel 2019. «Reclamò visibilità come rivalsa sociale per le infedeltà del marito. Il flirt con Claudia Cardinale? Un rumour. Di sicuro erano molto amici. Il centenario di Mastroianni non vuol dire nulla, lui non ha avuti cento anni»

“Benjamin Franklin”, Michael Douglas racconta uno dei più celebri Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America

Non si può dire America senza dire Benjamin Franklin, che fu politico, scienziato e inventore, oltre che uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti e firmatario dell’originale Dichiarazione d’Indipendenza del 1776. Proprio a Franklin è dedicata l’omonima serie tv storico-biografica, tratta dal libro premio Pulitzer “A Great Improvisation: Franklin, France, and the Birth of America” di Stacy Schiff, composta di otto episodi scritti da Kirk Ellis insieme a Howard Korder e diretta da Tim Van Patten. Le prime tre puntate saranno disponibili su Apple TV+ dal 12 aprile, con successivi appuntamenti settimanali. 9 aprile 2024 | 07:25 (©) RIPRODUZIONE RISERVATA

Jenna Jameson compie 50 anni: la carriera a luci rosse, ha partecipato al Grande Fratello Vip inglese, 7 segreti

Compie oggi 50 anni l’ex attrice hard e imprenditrice statunitense Jenna Jameson. Nata a Las Vegas il 9 aprile 1974 (come Jenna Marie Massoli) è figlia di un agente di polizia, Laurence Henry Massoli, e di una showgirl che ha danzato nello spettacolo Folies Bergère del Tropicana Resort & Casino, Judith Brooke Hunt. Nel 1976 la madre di Jenna morì prematuramente per un melanoma. La famiglia, finita in bancarotta a causa delle spese per le terapie, si trovò costretta a spostarsi tra Nevada, Arizona e Montana. 9 aprile 2024 | 07:23 (©) RIPRODUZIONE RISERVATA

Scoop, su Netflix la vera storia e gli scandali del principe Andrea: le tangenti al miliardario pedofilo Epstein, i «non ricordo» e Pizza Express

di Elisa Messina Il film racconta i retroscena della disastrosa intervista rilasciata dal duca di York alla Bbc, nel tentativo di discolparsi dalle accuse di violenza sessuale mosse contro di lui da Virginia Giuffre, e giustificare la sua amicizia con Epstein già condannato per violenza minorile. Ma il tracollo della reputazione del principe era iniziata molto prima

Ezio Greggio compie 70 anni: gli inizi a Telebiella, da quanti anni conduce Striscia la notizia, 7 segreti

«Io so che da subito ero concentrato nel voler fare questo mestiere. Da ragazzo, appena avevo un attimo andavo a teatro a vedere Gino Cervi, Alberto Lupo, chi c’era c’era: passavo dal teatro più impegnato a quello leggero. A Biella poi c’era un locale che faceva cabaret: su quel palco volevo salirci anche io». Il sogno di salire su un palco poi Ezio Greggio lo ha realizzato, e oggi ha alle spalle più di 40 anni di carriera, tra televisione e cinema. Figlio di Nereo Greggio e Luciana Boggiani è nato il 7 aprile 1954 a Cossato, nel biellese. Il desiderio di suo padre era il posto in banca, ma il giovane Ezio aveva altri progetti. «Ho iniziato presto con i primi spettacoli di cabaret - raccontava il conduttore al Corriere nel 2021 -. A casa da giovanissimo facevo imitazioni e piccoli sketch. Ho preso da mio padre, fu prigioniero dei tedeschi durante la guerra e allietava i compagni di disavventura. Papà mi voleva in banca: vi rimasi undici mesi, era più forte di me, volevo lavorare nello spettacolo. Avevo visto tutte le commedie di Macario, andavo a salutarlo in camerino, lui mi prendeva affettuosamente per le guance». 7 aprile 2024 | 07:55 (©) RIPRODUZIONE RISERVATA

Marcorè e il ragionier Zamora, Dev Patel guerriero-scimmia, Ana de Armas dolce spia e altri 7 film al cinema o in streaming

ZAMORA. Nelle sale Prima di tutto il folber, che è poi un bel modo tra l’epico e il lombardo per indicare il calcio, coniato non per nulla dall’arcimatto Gianni Brera. Il trentenne Walter Vismara, educato ai numeri e contabile nell’anima, poco ne sa, di pallone, del derby, di MilanInter. È un signor precisetti, cocco di mamma e timidone. Nella fabbrichetta di Vigevano è una specie di énfant prodige: Walter sta alla scrivania come il cacio sui maccheroni. Ma il principale, amico di papà, ha deciso di vendere: non perché in crisi, semmai per andare a godersela al sole con la moglie bisbetica e tiranna. Sicché raccomanda il bravo giovanotto alla ditta modello del cavalier Tosetto, nella Milano dei cumenda, dei bauscia e dei dané. «Questa è una grande famiglia: Dio, Tosetto, le guarnizioni. E il folber». Poi, la fatidica domanda: «Vismara, in che ruolo giochi?». In azienda, la carriera è un riflesso delle sfide settimanali sul campo con allenamenti, sfottò e piccole perfidie.Walter deve sopravvivere e si finge portiere. Ma per il folber è proprio negato: le prime prove sono disastrose. Tanto che tutti in azienda, per prenderlo in giro, lo chiamano Zamora come il grande portiere spagnolo del Real e del Barcellona degli Anni Trenta. Il bamboccione chiede allora lezioni a un tal Giorgio Cavazzoni, ex numero uno del Milan finito in disgrazia a causa di un’entraîneuse e del gioco d’azzardo: la moglie se n’è andata e il figlio non lo vuole più vedere. Tra i due scatta un’intesa che è una corsa al riscatto. Nel frattempo, Vismara s’innamora della segretaria Ada e con lei un bel sabato pomeriggio va al cinema a vedere Giulietta degli spiriti . I due sono romantici, si piacciono senza capirsi, sembrano fatti l’uno per l’altra. Invece, è un’altra delusione: Walter equivoca, crede (sbagliando di grosso) che Ada se la intenda con il collega spavaldo. Fine di un amore gentile e auspicabile, mentre gli allenamenti all’Arena sotto gli occhi del vecchio mister Marino Bartoletti sono sempre più duri. La sorella di Walter, separata di fatto, si concede una scappatella con il redento Cavazzoni e, a cose fatte, ammonisce quel testone di Walter: «Ti basta una delusione e ti chiudi a riccio: sei un presuntuoso, Walter». Il giovanotto, strada facendo, impara a buttarsi, a osare, a cadere in piedi. La sfida finale è un successo: il collega odioso deve ingoiare la sconfitta, Ada sugli spalti salta di gioia, e c’è persino qualcuno che prospetta al neocampione un futuro semiprofessionistico. Il merito di Zamora, debutto dietro la macchina da presa di Neri Marcorè, è di evocare, sul modello di C’è ancora domani di Paola Cortellesi, un mondo lontano, amichevole e paffuto: la Milano del Boom economico, dei paltò rivoltati, delle trattorie e dei trani a gogò, dei ragiunatt, delle paste alla domenica, del cordiale e delle pastasciutte che farebbero resuscitare un morto. La matrice è il bel romanzo di Roberto Perrone, firma storica del Corriere della Sera (HarperCollins). Marcorè si riserva il ruolo del disilluso Cavazzoni, Alberto Paradossi, 34 anni,venuto dalla serie tv Studio Battaglia e dalla stand up comedy newyorkese, è con ottimo piglio il ragionier Vismara. Nel cast ci sono anche Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Antonio Catania, Ale e Franz. Paradossi racconta: «Incontrare Marcorè è stato come ritrovare un parente. Sono della generazione cresciuta con L’ottavo nano. Neri insisteva: dobbiamo pensare a un film di Antonioni in chiave di commedia». Walter in realtà doveva essere lui, Marcorè, ma vent’anni fa. Il film, girato in parte a Torino, parla del senso di responsabilità, del rapporto tra padri e figli: è «il ritratto di uomini orgogliosi, il Vismara e il Cavazzoni, che sbagliano perché cedono alla paura». ZAMORA di Neri Marcorè (Italia, 2024, durata 100’, 01 Distribution) con Alberto Paradossi, Neri Marcorè, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Ale e Franz, Antonio Catania Giudizio: *** ½ su 5 Nelle sale 6 aprile 2024 | 08:30 (©) RIPRODUZIONE RISERVATA

L’industria dell’audiovisivo lancia l’allarme: «Il cinema si sta fermando»

Venti associazioni di categoria, oltre 1500 persone alla multisala Adriano per chiedere certezze al governo su contributi e tax credit. Bellocchio: «Restiamo uniti» Un’adesione così massiccia non se l’aspettavano neanche gli organizzatori. Ovvero, le oltre venti associazioni dell’industria indipendente del cinema e dell’audiovisivo — autori, attori, registi, produttori, distributori, agenti, scenografi, musicisti, tecnici, ect. —, una filiera da 9000 imprese e 65 mila posti di lavoro che ieri si sono riunite intorno allo slogan «Vogliamo ancora un domani». Sono arrivate 1500 persone al cinema Adriano, le cinque sale non sono bastate a ospitarle. E in e diverse centinaia collegate in diretta streaming. Tanti i volti noti, la punta dell’iceberg, Vittoria Puccini, Paolo Sorrentino, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Paolo Virzì, Luca Zingaretti, Luisa Ranieri, Cristina Comencini. Tantissimi i giovani, maggioranza della forza lavoro del restante 90%, spesso precari a e sottopagata, del comparto che genera 13 miliardi di euro di fatturato, il 10% del totale europeo. L’intento, lanciare con «una voce sola» un grido d’allarme: l’industria, dopo il boom del post-pandemia, si sta fermando. «Siamo un’industria che produce film, serie, documentari, animazione: opere che concorrono a costruire e definire un’identità e un immaginario culturale del Paese, nelle quali ci si possa riconoscere non solo come individui ma come collettività, e che contribuiscono a esportare l’immagine dell’Italia nel mondo. Oggi quest’industria si sta fermando. Il primo trimestre 2024 ha registrato un arresto brusco della produzione cinematografica e audiovisiva, dovuto all’incertezza e al protrarsi del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore. Da una situazione di piena occupazione e forte crescita in tutti i segmenti della filiera, siamo oggi di fronte a una vera e propria emergenza con molte produzioni rinviate o cancellate». Un appello rivolto al ministro Sangiuliano, alla sottosegretaria Borgonzoni e al direttore generale Borrelli su regole, tempistiche e risorse legate alla riforma del 2016, a cominciare dal tax credit. Nessuno dei decreti attuativi, si fa notare, è stato approvato. «Dopo una fase di domanda enorme di prodotto dalle piattaforme, dopo la pandemia, adesso sta rallentando. Non siamo qui a battere cassa ma a raccontarci — spiega Andrea Occhipinti (Lucky Red) —. Ogni euro investito nel settore ne genera 3,54. Nel 2022 il totale del tax credit alla produzione è stato di circa 768 milioni di euro: il 44% ha finanziato produzioni straniere, il 33,1% l’audiovisivo, cioé tv e piattaforme, e il 22,9, ovvero 175,71 milioni di euro, il cinema italiano. Chiediamo con pacatezza velocità». Il blocco, peraltro, riguarda anche le produzioni internazionali che, nel clima di incertezza burocratica, sta preferendo altri Paesi. È la prima volta che l’industria si presenta così unita. «È una grande risorsa. Abbiamo messo a disposizione del ministero le nostre proposte, il dialogo è aperto ma va rafforzato» sottolinea la regista Francesca Comencini. E Marco Bellocchio rilancia. «Non è mai stato possibile lottare tutti insieme. Sarò moroteo e cito una frase dell’ultima lettera di Moro: “restiamo uniti”, al di là pure delle nostre disuguaglianze». Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati. 5 aprile 2024 (modifica il 5 aprile 2024 | 20:24) © RIPRODUZIONE RISERVATA